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Il sindaco di Bagheria, Filippo Maria Tripoli, ha firmato, oggi 30 dicembre,  l’ordinanza n . 82 con la quale vieta l’utilizzo di petardi, artifici pirotecnici e “botti” di capodanno, di qualsiasi genere dal 31 dicembre 2019 fino alle ore 24 del 1 gennaio 2020. La motivazione è presto detta: evitare infortuni, anche di grave entità, a persone, animali e cose.

Come è noto le esplosioni ed i forti rumori provocano grande stress agli animali ma anche agli anziani ed ai soggetti cardiopatici ed è per questo motivo che l’amministrazione comunale si appella al senso di responsabilità individuale e alla sensibilità collettiva affinché ciascuno sia pienamente consapevole delle conseguenze che l’uso improprio di mortaretti, lancio di razzi e fuochi di artificio possa avere esiti devastanti su se stessi e gli altri.

Per i trasgressori ci sarà una multa che va da 25 a 500 euro che sarà comminata dagli organi di vigilanza della Polizia municipale, oltre al sequestro amministrativo come previsto dall’articolo 3 della Legge 689/81.

L’ordinanza è scaricabile dall’albo pretorio on line del sito web comunale: www.comune.bagheria.pa.it



BAGHERIA - Stagione balneare a rischio per la frazione marinara di Aspra. Il neo sindaco Filippo Tripoli, suo malgrado, ha dovuto firmare la sua prima ordinanza di divieto di balneazione in diverse spiagge dove i bagheresi e i villeggianti scelgono di trascorrere le giornate estive. Le zone interdette temporaneamente alla balneazione per inquinamento, come risulta dal portale delle acque del Ministero della salute, sono quelle a 100 metri Est del fiume Eleuterio per una lunghezza di 300 metri, a 200 metri Ovest del piazzale Prime Rocche per una lunghezza di 600 metri la spiaggia a 300 metri Est del “Sarello” per una lunghezza di 1.590 metri che risulta pure temporaneamente vietata per inquinamento. Il sindaco come gli altri dei Comuni rivieraschi sono tenuti ad adottare tutti i provvedimenti di competenza, ivi compreso quello dell'affissione dei cartelli metallici di divieto della balneazione in numero adeguato e posizionati in aree facilmente visibili, i cui contenuti devono essere espressi almeno in due lingue. Tale procedura deve essere adottata, oltre che per quelle aree vietate alla balneazione, anche per le zone di costa e di mare temporaneamente vietate durante la stagione balneare in corso che si concluderà il 31 ottobre. In tali casi si dovrà altresì, provvedere all'adozione di tutti i provvedimenti atti ad eliminare le cause di inquinamento stesse, dandone immediata comunicazione ai Ministeri della Salute e dell'Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, agli Assessorati della Salute e Territorio e Ambiente, al Dipartimento di Prevenzione e al Laboratorio di Sanità Pubblica della Azienda Sanitaria Provinciale competente, oltre che alla struttura provinciale competente dell'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente. “Bisogna lavorare con rapidità sul contratto di fiume, sul controllo serrato da parte dei comuni interessati, nell’evitare il solito disastro ambientale che si ripete annualmente”. E’ il parere di Andrea Sciortino, già presidente del Consiglio circoscrizionale di Aspra, risultato primo degli eletti alle scorse elezioni del 28 aprile e che pertanto siederà sugli scranni di palazzo Ugdulena. A questo punto risultano balneabili soltanto la baia di francesi e Mongerbino, spiagge che si raggiungono soltanto se muniti di imbarcazioni. “Predisporremo tutti i controlli necessari– aggiunge Sciortino – affinché anche all'interno del territorio comunale non si ripetano mai più i soliti e scellerati sversamenti a mare che nel passato hanno messo il ginocchio la qualità delle acque marine di tutto il comprensorio asprense”. La questione è una delle più aspre e difficili degli ultimi tempi ed è diventata gravissima e non più tollerabile perché si ripete ormai da diversi anni. A pagarne le conseguenze, come al solito saranno non soltanto i bagnanti, ma anche i commercianti che vedranno ridursi sempre più le presenze degli avventori che preferiranno altre zone per trascorrere le vacane estive. A ciò si aggiunga anche la questione del ponte sul fiume Eleuterio, meglio conosciuto come il “Burrone Calabrese”, chiuso al traffico veicolare dal 28 agosto dello scorso anno che di fatto ha interrotto i collegamenti da Palermo con la frazione marinara. I commercianti hanno pure inscenato un sit-in davanti la prefettura per chiedere interventi rapidi volti alla riapertura del transito, almeno in parte.A perorare al causa dei commercianti anche i vertici istituzionali del “Movimento cinque stelle” come il deputato Caterina Licatini. “A seguito dell’incontro avuto con il Prefetto – spiega l’onorevole Caterina Licatini – abbiamo appreso che l’ex Provincia regionale ha stanziato una somma 40 mila euro, per eseguire i sondaggi da effettuare sul ponte, la gara è stata già espletata e i tecnici dell’ex provincia, hanno fatto il primo sopralluogo. In proposito proprio domani (lunedì) avrò un incontro con il responsabile del settore Salvatore Pampalone per conoscere lo stato dell’arte”. (Nella foto Pig, la spiaggia del Sarello quando era balneabile)



A distanza di oltre un mese, dall’emissione dell’ordinanza di divieto di uso dell’acqua per uso umano, da parte dell’amministrazione comunale, la cittadinanza chiede se il prezioso liquido è tornato potabile. L’ordinanza di divieto è datata 14 marzo, quando il comune aveva diffuso con tre giorni di ritardo rispetto alla comunicazione dei sanitari dell’Asp 6 del distretto n. 39 con i risultati delle analisi effettuate e delle procedure di verifica agli impianti. Tale provvedimento aveva scatenato la protesta dei cittadini che temevano e temono tuttora per la propria salute. Nella nota dell’Asp si rilevava che non sarebbero state applicate le procedure di verifica, ed eventuali correzioni della disinfestazione dell’acqua in distribuzione nelle reti idriche e non sarebbero stati effettuati interventi di pulizia e sanificazione, manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti di cui dispone per la gestione del servizio idropotabile della città. “Sulla documentazione richiesta all’Asp, sembrerebbe che il 6 febbraio, alla presenza di alcuni responsabili del Comune – afferma il responsabile di Legambiente “Bagheria e d’intorni” Luigi Tanghetti – veniva riscontrato dal laboratorio di Sanità Pubblica dell’Asl inquinamento chimico da alluminio (valori superiori ai limiti previsti dalla legge) su un campione di acqua prelevato dal serbatoio idrico della città di Bagheria”. Successivamente l’Asp avrebbe informato il sindaco della mancata verifica della qualità delle acque destinate al consumo umano che non rispettavano la normativa europea in materia di acque (protocollo Haccp), la mancanza dei registri di monitoraggio e di controllo, la mancanza di interventi di pulizia e sanificazione e manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti e l’inesistenza di un piano di sicurezza delle acque. A questa nota parrebbe essere seguita una sanzione di 12.000 euro circa e il Comune avrebbe risposto il 7 marzo all’Asp comunicando un programma di interventi da realizzare”. Le proteste arrivano da ogni parte della città, soprattutto nelle zone popolari come contrada Monaco. “Fino ad ora ci siamo approvvigionati con le autobotti – afferma Salvatore Martorana – ma ci chiediamo, fino a quando potrà durare questo stato di cose”. I cittadini inoltre, chiedono garanzie. “Non sappiamo se l’acqua è potabile oppure no – dichiara Maria Maggiore, abitante nel centro storico – non possiamo andare avanti ancora ad acquistare l’acqua al supermercato anche per cucinare”. Dall’Asp fanno sapere che l’ordinanza rimane non perché l’acqua non sia potabile, ma perché ancora l’ente gestore non riesce a garantire le misure stabilite dalla legge per assicurare la potabilità dell’acqua. Sempre Tanghetti afferma che dopo la pubblicazione dell’ordinanza di divieto sono seguiti i controlli che sarebbero positivi e l’acqua essere di buona qualità, ma necessiterebbero pare ulteriori controlli da parte del Comune e quindi il divieto d’utilizzo per la potabilità dell’acqua permane. “Stante così le cose riteniamo gravissimo l’operato del Comune – dice l’esponente di Legambiente – unico responsabile della salute dei cittadini che, pur avendo subito, per tale incuria, pesanti sanzioni economiche, probabilmente a carico degli ignari cittadini, ha perseverato nel non comunicare alla popolazione i rischi accorsi, che sono stati evidenziati solo dopo una nota di richiamo, mediante un’ordinanza la cui diffusione è parsa quantomeno lacunosa per gli insufficienti e inadeguati canali di informazione utilizzati”. A tranquillizzare i cittadini ci pensa il sindaco Patrizio Cinque. “L’acqua era potabile anche prima – dichiara – i dati dell'analisi di autocontrollo sono positivi quindi nei prossimi giorni revocherò l'ordinanza precauzionale sul non utilizzo dell'acqua e per potere berla”.


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