A distanza di oltre un mese, dall’emissione dell’ordinanza di divieto di uso dell’acqua per uso umano, da parte dell’amministrazione comunale, la cittadinanza chiede se il prezioso liquido è tornato potabile. L’ordinanza di divieto è datata 14 marzo, quando il comune aveva diffuso con tre giorni di ritardo rispetto alla comunicazione dei sanitari dell’Asp 6 del distretto n. 39 con i risultati delle analisi effettuate e delle procedure di verifica agli impianti. Tale provvedimento aveva scatenato la protesta dei cittadini che temevano e temono tuttora per la propria salute. Nella nota dell’Asp si rilevava che non sarebbero state applicate le procedure di verifica, ed eventuali correzioni della disinfestazione dell’acqua in distribuzione nelle reti idriche e non sarebbero stati effettuati interventi di pulizia e sanificazione, manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti di cui dispone per la gestione del servizio idropotabile della città. “Sulla documentazione richiesta all’Asp, sembrerebbe che il 6 febbraio, alla presenza di alcuni responsabili del Comune – afferma il responsabile di Legambiente “Bagheria e d’intorni” Luigi Tanghetti – veniva riscontrato dal laboratorio di Sanità Pubblica dell’Asl inquinamento chimico da alluminio (valori superiori ai limiti previsti dalla legge) su un campione di acqua prelevato dal serbatoio idrico della città di Bagheria”. Successivamente l’Asp avrebbe informato il sindaco della mancata verifica della qualità delle acque destinate al consumo umano che non rispettavano la normativa europea in materia di acque (protocollo Haccp), la mancanza dei registri di monitoraggio e di controllo, la mancanza di interventi di pulizia e sanificazione e manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti e l’inesistenza di un piano di sicurezza delle acque. A questa nota parrebbe essere seguita una sanzione di 12.000 euro circa e il Comune avrebbe risposto il 7 marzo all’Asp comunicando un programma di interventi da realizzare”. Le proteste arrivano da ogni parte della città, soprattutto nelle zone popolari come contrada Monaco. “Fino ad ora ci siamo approvvigionati con le autobotti – afferma Salvatore Martorana – ma ci chiediamo, fino a quando potrà durare questo stato di cose”. I cittadini inoltre, chiedono garanzie. “Non sappiamo se l’acqua è potabile oppure no – dichiara Maria Maggiore, abitante nel centro storico – non possiamo andare avanti ancora ad acquistare l’acqua al supermercato anche per cucinare”. Dall’Asp fanno sapere che l’ordinanza rimane non perché l’acqua non sia potabile, ma perché ancora l’ente gestore non riesce a garantire le misure stabilite dalla legge per assicurare la potabilità dell’acqua. Sempre Tanghetti afferma che dopo la pubblicazione dell’ordinanza di divieto sono seguiti i controlli che sarebbero positivi e l’acqua essere di buona qualità, ma necessiterebbero pare ulteriori controlli da parte del Comune e quindi il divieto d’utilizzo per la potabilità dell’acqua permane. “Stante così le cose riteniamo gravissimo l’operato del Comune – dice l’esponente di Legambiente – unico responsabile della salute dei cittadini che, pur avendo subito, per tale incuria, pesanti sanzioni economiche, probabilmente a carico degli ignari cittadini, ha perseverato nel non comunicare alla popolazione i rischi accorsi, che sono stati evidenziati solo dopo una nota di richiamo, mediante un’ordinanza la cui diffusione è parsa quantomeno lacunosa per gli insufficienti e inadeguati canali di informazione utilizzati”. A tranquillizzare i cittadini ci pensa il sindaco Patrizio Cinque. “L’acqua era potabile anche prima – dichiara – i dati dell'analisi di autocontrollo sono positivi quindi nei prossimi giorni revocherò l'ordinanza precauzionale sul non utilizzo dell'acqua e per potere berla”.
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