Si è inaugurata giovedì 19 settembre alle 18.30 la mostra personale di Pino Deodato dal titolo “NaturalMente”, all’interno della Sala dell’Edicola del Museo Guttuso. L’evento si inserisce nell’ambito del calendario del festival Animaphix, conclusosi lo scorso 22 settembre. Pino Deodato è tra gli artisti italiani contemporanei più raffinati che ha scelto di esprimere la sua poetica attraverso la pittura e la scultura, dalle quali emerge la sua ricerca del dettaglio che porta l’osservatore a ripercorrere il suo viaggio verso l’introspezione e la riflessione più intima, invitando alla riconquista dello spazio che ciascun individuo deve avere nell’universo.
L’esposizione di Villa Cattolica presenta diverse opere che ripercorrono alcuni dei motivi più ricorrenti e caratterizzanti del lavoro di Deodato. Si tratta di sculture in terracotta che creano, come scrive Maurizio Padovano, «un universo popolato da piccoli omini di terracotta che ricordano i Lari familiari etruschi e romani.» I Lari sono figure religiose romane che rappresentano gli spiriti protettori degli antenati defunti che, secondo la tradizione, vegliavano sul buon andamento della famiglia, della proprietà e delle attività in generale. Questa volta non si tratta però di figure che tornano dal passato, bensì ci appaiono come messaggeri giunti dal futuro. Peculiarità di Deodato è la sua capacità di arrivare alla sostanza delle questioni in maniera semplice e diretta, ciò avviene per tutte le questioni che stanno a cuore all’uomo del nostro tempo, di qualsiasi natura esse siano. Il suo è un linguaggio fatto di estrema sintesi nelle forme e nelle cromie con lo scopo di riappropriarsi dei valori profondi che la civiltà odierna sembra avere smarrito, senza perdersi in superficialità. È così che dovrebbe agire l’arte, curandosi di rendere accessibili e comprensibili a tutti anche le tematiche più complesse.
Questo obiettivo che l’artista persegue si rispecchia nella scelta dei materiali impiegati, non a caso la terracotta che è il più essenziale tra quelli a disposizione, oltre che della tecnica pittorica e delle tinte quasi completamente monocromatiche. Un mondo fatto di piccoli gesti e oggetti tratti dalla quotidianità comune a tutti che ci raccontano in qualche modo la storia dell’Uomo, e per farlo sceglie soggetti rappresentati in scenari onirici, figure impegnate nel lavoro intellettuale, ma al contempo mai dall’aspetto affaticato, anzi incredibilmente leggiadre. L’allestimento della mostra si dimostra un perfetto racconto tridimensionale della poetica di Deodato, così dalle pareti bianche della sala fuoriescono le piccole ambientazioni accolte all’interno di riquadri che divengono in qualche modo lo spazio d’azione di questi omini fluttuanti. Piccoli mondi ricchi della dolcezza che solo la notte può creare, invitandoci a soffermarci sulla narrazione che viaggia dal ricordo ad un futuro immaginario. Varcata la soglia della sala ci si lascia alle spalle ogni rumore o fastidio dell’esistenza per immergersi nei paesaggi antropomorfi che ci inducono ad abbandonare il raziocinio per seguire l’istinto. Questi omini sembrano gli attori di un palcoscenico che forse rappresentano metaforicamente il mondo stesso.
I lavori di Deodato si reggono su delicate tensioni reciproche, forze ed equilibri, così i personaggi fluttuano pur non apparendoci mai in bilico. In occasione del vernissage del 19 è stato presentato il testo “Pesce di terraferma” di Maurizio Padovano, edito da Drago Edizioni e illustrato proprio da Deodato. La mostra è stata organizzata da Animaphix in collaborazione con Galleria Giovanni Bonelli, Galleria Drago artecontemporanea e Galleria Giuseppe Veniero Project, Comune di Bagheria e Villa Cattolica, Museo Guttuso. Resterà visitabile ancora fino al 31 ottobre.
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