top of page

Sarà il Comune di Caccamo, cittadina del Palermitano, a occuparsi d’ora in poi della gestione dell‘antico castello, di proprietà della Regione Siciliana e tra i più grandi e meglio conservati di tutta l’Isola.

A consegnarlo al sindaco Nicasio Di Cola è stato il governatore Nello Musumeci dopo che, nello scorso mese di giugno, era stata firmata una convezione per attribuire all’amministrazione cittadina le attività che riguardano la fruizione e la valorizzazione dell’antica fortezza.“Proprio partendo da qui – ha spiegato il presidente Musumeci – intendiamo avviare un processo di collaborazione con l’Istituto italiano dei castelli e con tutte le città nel cui territorio sorge un maniero. L’obiettivo è quello di creare una rete e, quindi, una proposta di turismo monumentale, architettonico e culturale che possa integrarsi con quello gastronomico e paesaggistico: più è diversificata l’offerta, maggiore diventa l’attrazione”.

Il Comune di Caccamo assicurerà la custodia del castello e l’apertura al pubblico con modalità e orari che garantiranno un servizio pluri-settimanale di visite. Utilizzando anche i proventi derivanti dalla vendita dei biglietti di ingresso, dovrà inoltre garantire interventi di manutenzione, revisione periodica delle coperture,miglioramento del decoro degli ambienti, stabilità e sicurezza dell’immobile. E ancora, dovrà occuparsi dei progetti di restauro dei soffitti, dell’abbattimento delle barriere architettoniche, della produzione di segnaletica turistica specifica e del materiale promo-pubblicitario in più lingue, ferme restando le competenze della soprintendenza per i Beni culturali di Palermo in materia di tutela e ricerca scientifica.

E’ prevista anche la possibilità di stipulare convenzioni con associazioni dalla provata esperienza che abbiano finalità di promozione e di diffusione della conoscenza dei beni culturali. Il castello di Caccamo rientra nell’elenco dei siti minori di proprietà dell’assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana la cui gestione, grazie a un decreto firmato congiuntamente dall’assessore al ramo e dall’assessore dell’Economia, può essere trasferita ai Comuni.


Guarda il video dedicato a Caccamo dal nostro sito:





Interi quartieri della città alle prese con la carenze idrica. In molte zone della città si attinge acqua una sola volta a settimana e tanti condomini, debbono fare ricorso alle autobotti per approvvigionarsi, mentre le abitazioni del centro storico ricorrono addirittura ai bidoni. E’ la mappa della crisi idrica a Bagheria che nonostante gli sforzi dell’amministrazione comunale non si riesce a risolvere. “Cambiano le amministrazioni, ma la problematica idrica rimane sempre attuale – afferma l’ex consigliere comunale Antonino Arena – interi quartieri sono senza acqua per giorni e giorni, quartieri con approvvigionamento giornaliero e di conseguenza inutile. Il servizio idrico è in capo al Comune, passerà ad Amap? Su questo tema servirebbero chiarezza e soprattutto provvedimenti immediati. Purtroppo ad oggi non abbiamo né l’una né l'altra cosa”. Ma proprio il Comune intende approvare la cessione della gestione del Servizio idrico integrato e l’affidamento al gestore d'ambito dell’Ato di Palermo all’Amap Spa. “La cessione delle reti idriche ad Amap è un punto fondamentale del nostro programma – dichiara l’assessore ai Servizi a rete Angelo Barone – ed è per questo che il Consiglio comunale sarà investito della questione nella riunione di oggi (martedì 26 novembre)”. Intanto mentre si discute, i cittadini sono sempre alle prese con gli stessi problemi da anni. “La situazione dell’erogazione idrica acqua a Bagheria – dichiara il professore Michele Carnevale – è esattamente come l'hanno trovata e l’ha lasciata la precedente amministrazione comunale. L’assessore Barone è bene che sappia che molti cittadini da anni chiediamo di sapere come vengono stabiliti i turni di erogazione dell'acqua nei vari quartieri, in base a quali criteri e soprattutto da chi. Non siamo mai riusciti a sapere nulla di nulla, le nostre richieste agli uffici competenti sono servite solo ad avere qualche autobotte. In Consiglio faranno le solite chiacchiere e non cambierà niente perché l’acqua non arriva da anni e non ne arriverà nemmeno in futuro”. Ma proprio il costo delle autobotti incide pesantemente sul bilancio dei cittadini a cui non bastano quelle che invia gratuitamente l’amministrazione comunale. I condomini di contrada “Santa Marina” del “Complesso Michelangelo” da quattro anni ricorrono ai privati per avere acqua in casa, mentre quelli del “Roccaforte residence” nei pressi dello stadio comunale, stanchi di dovere pagare le autobotti provate hanno inviato alla Procura della Repubblica di Termini Imerese e al prefetto un esposto per denunciare le gravi carenze nella fornitura idrica comunale che lasciano ripetutamente a secco 52 famiglie. C’è anche chi compra l’acqua per cucinare come Rosalia Maria Vitrano. “Desidererei sapere dall’amministrazione comunale quando si potrà usare l’acqua per usi domestici – dichiara la massaia – perché non ne possiamo più di comprare acqua minerale naturale per cucinare”. Alla cittadina fornisce assicurazioni l’assessore Barone. “Siamo in continuo contatto con l’Asp per ulteriori controlli all'acqua – afferma – non appena ci danno il via libera lo comunicheremo immediatamente alla cittadinanza”. I motivi per i quali ci sono zone che soffrono della mancanza d’acqua sono dovuti alle tante perdite nella rete ridotta ad un vero colabrodo.





Bagheria - Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita nel 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, le donne del Comitato Utenti Consultorio tornano a chiedere un nuovo consultorio all’altezza di una città europea, con annesso centro di ascolto contro la violenza sulle donne. “Sono trascorsi 8 mesi dalla firma per l'assegnazione dei nuovi locali, confiscati alla mafia – dicono – chiediamo, perché? Ma noi continueremo la nostra battaglia finché non avremo risposte esaustive”.

Inizialmente non si trovavano le chiavi, dei nuovi e più funzionali locali di via Dante che impedivano i lavori di adattamento come ha disposto il direttore dell’Asp, Daniela Faraoni, successivamente le chiavi sono state ritrovate grazie all’interessamento dell’assessore alle “Politiche Sociali, giovanili e Famiglia Emanuele Tornatore, che all’indomani del suo insediamento aveva avviato i primi contatti con i vertici dell’Asp, ma nonostante le promesse fatte, tutto è fermo e le donne sono costrette in locali angusti come quelli di via Massimo D’Azeglio, non rispettosi della loro dignità e soprattutto non si è fatto fede alle promesse che il trasferimento sarebbe stato possibile nel giro di poche settimane.

Nel nuovo consultorio, come avevano garantito i vertiti dell’Asp, dovrebbero essere garantiti anche servizi in tema di affido ed educazione sanitaria, oltre che per le problematiche di coppia, insieme alla cultura della prevenzione delle gravidanze indesiderate. Inoltre, dovrebbero essere organizzati incontri informativi nelle scuole. Tra i nuovi servizi dovrebbero essere attivati anche un ambulatorio dedicato alle donne in menopausa, vista l’incidenza delle tante persone anziane di un bacino di utenza che comprende i paesi di Altavilla Milicia, Bagheria, Casteldaccia, Ficarazzi e Santa Flavia per oltre 100.000 abitanti. Tutto al condizionale perché a distanza di 8 mesi dalla firma del protocollo d’intesa, la situazione è in uno stato di stallo che non lascia sperare in una soluzione della vicenda.


bottom of page