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AMAP. Prezzi alti e fatture bloccate. Tempesta sull'azienda che gestisce l'acqua nella provincia

Aggiornamento: 12 mar 2019


La vicenda coinvolge direttamente il neo assessore nominato nella giunta Orlando pochi giorni fa e già presidente uscente proprio dell'Amap, Maria Prestigiacomo.

Dalle carte appare evidente un anomalia nei prezzi delle fatture consegnate per il pagamento al comune di Palermo, 46% in più rispetto ai parametri standard di mercato. Tanto da bloccarne il pagamento da Aprile 2018. Neanche il tempo dell'insediamento per l'assessore Prestigiacomo che il 7 marzo l'azienda, facente capo a lei fino a pochi giorni prima, chiede 5,5 milioni di euro minacciando addirittura le vie legali, proprio al comune azionista di maggioranza dell'azienda e che l'ha messa a capo delle partecipate pubbliche dell'ente.

Nella pratica il presidente controllato che chiede con possibili azioni legali cifre milionarie passa a controllore dell'ente diventandone assessore di riferimento proprio per l'esborso delle somme.

In ballo non ci sarebbero non solamente questioni squisitamente pratiche sulla nomina in riferimento alla posizione dell'ex presidente di Amap ma anche lo stipendio di oltre 160 lavoratori, in quanto l'aziende delle acque aspetta il pagamento di queste somme per poter avere liquidità e coprire le mensilità dovute agli LSU comunali.

Centro della questione delle rimostranze fra Amap e Comune di Palermo sono i prezzi medi delle prestazioni, per la pulizia di caditoie e gestione del sistema fognario dello stesso ente capoluogo. Da un confronto sui costi unitari sostenuti da varie amministrazioni pubbliche in Italia risulta un range per il pagamento di questo servizio che va da un minimo di 10 euro a un massimo di 50 euro a caditoia e questo determinerebbe un costo complessivo pari a circa tre milioni a fronte delle 60 mila caditoie gestite dall'Amap; tale importo può essere ulteriormente maggiorato di 1,5 milioni per varie manutenzioni. In pratica il Comune dovrebbe pagare al massimo 4,5 milioni di euro l’anno, ma le richieste complessive della partecipata al comune arrivano a sfiorare i 10 milioni.

Come si è arrivati a questa situazione? Cerchiamo di ricostruirlo.

Nella seconda metà del 2004, l'Amap si avvale per il servizio di pulizia delle caditoie di una sua controllata, la Spc, nella quale erano confluiti gli Lsu comunali in forza alla stessa partecipata pubblica del comune, l'Amia, i seguito fallita. Il tutto con una motivazione ben precisa; la pulizia per l'appunto delle caditoie, spesso ostruite dai rifiuti, rientranti quindi nell’igiene ambientale, ed in perfetta sintonia con le finalità costitutive dell'ente. Il Comune quindi continua a pagare il servizio ad Amap, così come da contratto, e questa a sua volta gira i soldi ad Amia. Nel 2013 però Amia fallisce, nasce la Rap, ed il servizio caditoie torna all’Amap, a cui viene ceduto il ramo d’azienda insieme a 165 lavoratori. Un’operazione che rientra nel processo di razionalizzazione e riorganizzazione delle partecipate, fortemente voluto dal sindaco Orlando. Nel 2015 il Comune sigla con Amap un nuovo contratto di servizio, comprendente nuovamente il servizio caditoie ed anche stavolta non sono indicati il numero delle caditoie ed il corrispettivo per la pulizia. Fissati invece in un documento chiamato “capitolato prestazionale”, stipulato nel 2014, un anno prima della redazione del contratto tutt'ora in essere. Nel 2016 però a seguito delle possibilità di consociazione autonoma data agli enti locali in relazione ai servizi, viene creata l’Ati, Assemblea territoriale idrica di Palermo che sostituisce il vecchio Ato acque, che nel 2018 sottoscrive con Amap un atto di convenzione per la gestione del servizio idrico integrato per tutta l’area metropolitana, sostituendo di fatto l'Aps e prevedendo anche “altre attività idriche” che non rientrano nel servizio idrico integrato “ma i cui oneri sono coperti da corrispettivo extra tariffa”, ciò in pratica vuol dire che la pulizia caditoie non viene pagata con le bollette dagli utenti, ma a parte. Una distinzione, questa tra il servizio pagato con la bolletta e il servizio extra coperto con altri soldi, che è determinante anche per scansare l’accusa del Mef, poi arrivata ugualmente nel 2017, di pagare due volte lo stesso servizio. Nella pratica così facendo, gli uffici del comune di Palermo non potrebbero verificare se i costi dichiarati da Amap sono o meno in linea col mercato. Ed infatti da una nota del novembre 2018 degli stessi uffici si legge; in relazione al costo del servizio che lo stesso appare: “sovradimensionato rispetto ai valori attuali di mercato”. Gli otto milioni iva inclusa pagati annualmente ad Amap, di cui sei e mezzo per gli stipendi del personale, sono un corrispettivo “corposo” e secondo gli uffici non giustificabile alla luce del mercato in altre realtà similari in Italia.

Tirando le somme, su 60 mila caditoie Amap avrebbe dovuto pulirne nel 2018 solo 35 mila ma si è addirittura fermata a 19.935, quindi un terzo del totale. In pratica, il Comune pagherebbe non il reale lavoro svolto ma quello presunto, un po’ come i chilometri che Amat avrebbe dovuto percorrere e non percorreva anche se le venivano pagati.

In tutto questo bollire di burocrazie e rimpalli il 7 marzo come detto presidentessa Prestigiacomo (designata cinque giorni prima assessore proprio con delega all’Amap) chiede ancora una volta di pagare le fatture da maggio 2018 al gennaio scorso, per la bellezza di 5,5 milioni. Passando da qui a breve da creditrice ad ipotetica liquidataria delle somme.

Tutto questo ovviamente ha fatto scattare le opposizioni a Palazzo delle aquile da Ferrandelli a Forello, con il primo che dichiara:

“Il Comune deve garantire i livelli occupazionali ma anche servizi efficienti ed economici non può trasformarsi in uno stipendificio a danno dei palermitani. Le fantasiose narrazioni di Orlando, che da anni parla di conti in ordine e partecipate a regime, si scontrano con la dura realtà dei numeri: gli stessi uffici comunali mettono in evidenza le crepe di un sistema che fa acqua da tutte le parti e che ormai non regge più. Avevamo capito che l’eredità di Orlando non era rose e fiori, ma i fatti ci dicono che è anche peggiore di quanto temessimo: la Prestigiacomo faccia un passo indietro e, subito dopo, la imiti anche il sindaco”. E l'esponente del MoVimento 5 stelle a seguire: “Si tratta di una situazione tanto imbarazzante quanto inverosimile. Mancano i parametri per misurare la correttezza del servizio, non c’è un regime sanzionatorio e siamo di fronte a una determinazione arbitraria del corrispettivo, fortemente sovradimensionato. Grazie agli attenti controlli del settore Partecipate si sta facendo luce su un altro grossolano caso di disallineamento, questa volta fra Comune e Amap, che ad oggi dovrebbe essere di circa 20 milioni. Orlando cambi l’assessore, in caso contrario segnaleremo la situazione all’Anac. Infine non si può non denunciare che uno degli uffici che ha lavorato meglio in quest’ultimo anno e che ha portato a fare chiarezza nei rapporti fra il Comune e le partecipate, contribuendo all’individuazione e poi all’eliminazione dei disallineamenti e delle situazioni di cattiva amministrazione, verrà sostanzialmente soppresso dal sindaco. Questi sono segnali inquietanti in una città già molto fragile e che, invece, avrebbe bisogno di seguire la strada del rinnovamento e della trasparenza”.


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