Gli ex lavoratori delle tre aziende edili del gruppo Aiello di Bagheria - la Ati Group di villa Santa Teresa che facevano capo al manager della sanità Michele Aiello, ovvero la Edimar e l’Ediltecnica, confiscate nel luglio 2013, attendono ancora il Tfr e diverse mensilità arretrate. Dopo il licenziamento si sono ritrovati senza ammortizzatori sociali da due anni. In totale una cinquantina di lavoratori edili degli ottanta iniziali licenziati un paio d'anni fa, creditori di alcuni stipendi e del trattamento di fine rapporto. Quelli che mancavano sono coloro che in questi anni hanno maturato il trattamento pensionistico e pertanto non hanno più nulla a reclamare. Subito dopo il licenziamento hanno costituito una cooperativa per partecipare a gare d'appalto e lavori e che a causa degli costi di gestione sono stati costretti a chiuderla. Nel frattempo la Fillea, ha chiesto da tempo all’Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati un tavolo per risolvere la questione. Nell'ottobre scorso l’Agenzia nazionale ha deliberato la riassegnazione alle società della confisca Aiello dei beni immobiliari per un valore di circa 3 milioni di euro che, in quota parte, dovrebbero servire per pagare il trattamento di fine rapporto, le mensilità maturate e i contributi agli enti previdenziali e mutualistici come la Cassa edile. Il patrimonio dell'Ati Group era stato infatti, scorporato e ceduto all'erario. Il sindacato ha preso atto di questa decisione, ma i liquidatori non hanno dato certezza sui tempi di questo passaggio e dell'intera operazione e questo lede i diritti fondamentali dei lavoratori. Per Pietro Ceraulo, segretario generale della Fillea Cgil Palermo, l’Anbsc e l’erario devono trovare una soluzione immediata che dia giustizia dei diritti dei lavoratori. “I lavoratori si trovano nell’impossibilità di fare fronte alle loro esigenze primarie –– aggiunge Ceraulo – non hanno una nuova occupazione ed è scaduto il periodo coperto dal trattamento di disoccupazione. C’è l'esigenza di pagarli al più presto”. Intanto mercoledì scorso è stato versato i lavoratori il 15 per cento del dovuto. “Prima di mercoledì ci avevano intimato di accontentarci del 50 per cento del dovuto – afferma il lavoratore Roberto Flamia – altrimenti non avremmo percepito nulla. Mercoledì scorso ci hanno versato un acconto del 15 per cento delle quote e ci hanno detto che se accettiamo la proposta, ci daranno il restante 35 per cento entro la prossima estate”. I lavoratori da parte loro hanno percepito la prima parte della quota del Tfr, ma non sono disposti alle decurtazioni prospettate. “Abbiamo preso l’acconto che ci servirà per trascorrere la santa Pasqua più serenamente e mettere qualcosa a tavola – aggiunge Flamia – ma personalmente non sono disposto ad accettare alcun ricatto, lotterò fino a quando non mi riconosceranno tutto il dovuto”. Per i lavoratori si tratta di una situazione difficile, che ha del paradossale perché si trovano davanti ad aziende dello Stato che non sono riuscite a pagare i lavoratori perché non hanno capacità di fare fronte agli impegni finanziari assunti mentre dovrebbe essere possibile attingere ai fondi statali alimentati dalle confische.
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