Ficarazzi - Nel quartiere Bonagia a Palermo una via intitolata al sindacalista ficarazzese ucciso dal crimine organizzato rurale.
Progetto "le strade dei diritti" che sta portando la reintitolaziome di 19 strade della terza circoscrizione del capoluogo siciliano che ha visto coinvolgere oggi l'amministrazione comunale di Ficarazzi all'inaugurazione del largo Pietro Macchiarella.
Così si chiamerà l'ex via largo del Daino.
Anche se non sono mancate le polemiche. Da parte del gruppo Ficarazzi in MoVimento.
"Intitolare vie e strade e vittime del crimine organizzato è attività lodevole se amministrazione è fuori da ogni dubbio
Pensino a fare pulizia dentro il proprio territorio e fare vera lotta al PIZZO invece di riesumare storie di cui non gli è mai importato nulla per pulirsi la coscienza dalla propria azione amministrativa giornaliera".
Si deve registrare negli anni nessuna via è stata intitolata al sindacalista Pietro Macchiarella nel paesino alle porte di Palermo.
Ecco la biografia del dirigente sindacale Pietro Macchiarella.
Pietro Macchiarella era un dirigente sindacale, iscritto al Partito comunista e impegnato nelle lotte dei braccianti agricoli per il rispetto del salario e dell'orario di lavoro. Venne ucciso a Ficarazzi la sera del 16 gennaio 1947, dalla mafia dei giardini, lungo il vialetto d'accesso al fondo Macchiarella, tra Ficarazzi e Villabate. Il sindacalista fu raggiunto da due colpi di lupara alla schiena, mentre stava per aprire il cancello. Figlio di Filippo e di Antonia Caronia, era nato il 18 agosto 1906. Faceva il vaccaro. La voce popolare e i giornali indicarono come mandante dell’omicidio il noto mafioso Francesco Paolo Niosi.
Il giorno dopo l’omicidio, i carabinieri avevano inviato a prefettura, questura, procura della repubblica un messaggio in cui in modo telegrafico comunicavano che il delitto era stato commesso per ragioni e interessi privati. “La Voce della Sicilia” invece titolava: «Terzo omicidio politico a Ficarazzi». La prefettura di Palermo, annunciando l’arresto del presunto assassino di Macchiarella, il pregiudicato Francesco Paolo Niosi, precisava ancora che il movente del delitto era esclusivamente dovuto a interessi privati. Secondo il rapporto dei carabinieri, Niosi aveva più volte manifestato la sua invidia verso Pietro Macchiarella perché ambiva a far pascolare le sue vacche nel fondo di 46 tumoli di Macchiarella e aveva cercato più volte di scalzarlo. Infatti lui aveva invece a disposizione solo un fondo di 8 tumuli, scomodo e insufficiente. Come per molti delitti di mafia, nel rapporto di allora si fece cenno anche a una presunta infedeltà della moglie di Niosi e a una vendetta contro Macchiarella. Ma questo movente venne escluso dagli stessi inquirenti. A conclusione dell’inchiesta, Niosi fu assolto per insufficienza di prove. Negli anni '49-'50 i carabinieri ripresero a indagare su alcuni fatti di sangue avvenuti nei territori dei comuni di Ficarazzi, Misilmeri e Villabate. Ma anche a conclusione di un secondo processo celebrato per l'omicidio Macchiarella, tutti gli imputati furono prosciolti.
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